L’HIP HOP è un movimento culturale nato nel cuore dei ghetti urbani statunitensi nei primi anni ‘70. Era un’espressione di ribellione della comunità nera più povera e dei suoi membri più giovani, prima che esso si guadagnasse il riconoscimento globale attraverso la sua espansione planetaria. Le sue caratteristiche spettacolari ne hanno favorito da subito una forte esposizione mediatica, permettendo così al movimento di varcare i confini statunitensi per espandersi in tutto il mondo, pur mantenendo in sé il contatto stretto con il percorso culturale e musicale della comunità nera statunitense.
Il riflesso di questa cultura “urbana” ha generato oggi un imponente fenomeno commerciale e sociale, contagiando il mondo della musica, della danza, dell’abbigliamento e del design. L’industria musicale rap e i media hanno contribuito a far coincidere i termini rap e hip hop, escludendo gli altri elementi della cultura. Molti giovani oggi, a causa della loro mancata conoscenza della cultura hip hop, pensano, sbagliando, che cose come fumare e bere superalcolici siano in un certo senso “hip hop”. Questa negatività è di solito istigata e promossa da molti artisti rap, o meglio dalla loro casa discografica che sfrutta la cultura hip hop per istigare nella mente dei giovani, sensibili per loro natura al concetto di ribellione, messaggi dai connotati distruttivi.
Ma per comprendere a fondo la vera essenza del mondo hip hop, improntata essenzialmente sulla tolleranza e sull’unione di tutte le razze per una vera società multietnica, bisogna comprenderne le ragioni culturali.
Le basi della cultura HIP HOP sono espresse attraverso vari canali artistici, comunemente definiti come i suoi elementi principali:
MCing
Termine generale che indica la pratica e l’arte di “sparare” rime sopra i beat di un dj. MC è l’acronimo di Master of Ceremonies, “maestro di cerimonie”. Uno dei più importanti aspetti dell’MCing è il concetto di “battle”, competizioni tra due MC a colpi di rap. Gli MC devono essere creativi, accoppiando rime nonsense (prive di senso) e prese in giro di amici e nemici in uno scambio di battute spiritose come nello stile del toasting giamaicano. Lo scopo di tali battaglie è di svalutare il proprio avversario e le sue qualità liriche o personali, oltre a ricercare il favore del pubblico per la propria performance, determinato da varie forme di espressione, dall’abilità, dagli insulti utilizzati e dalla capacità di “muovere la folla”. La reazione del pubblico determina la vittoria, riconoscendo il migliore. La maggior parte dei veri battles si svolgono nei club hip hop underground, altri si svolgono informalmente negli angoli delle strade, nei cosiddetti BLOCK PARTY, delle vere e proprie feste di quartiere molto in voga negli anni ‘70 a New York, nello specifico nel quartiere del Bronx. I block party erano strettamente simili alle feste giamaicane dette Sound System, solitamente frequentate da molta gente che si accalcava nei pressi di potenti e costosi impianti sonori portatili, chiamati Ghetto Blaster, spesso utilizzati per competere tra i DJ.
DJing
Attività svolta dal DJ al fine di creare mix di suoni. L’hip hop ne ha esteso i confini e le tecniche. Un’interpretazione del Djing è Il TURNTABLISM, l’arte di suonare con i piatti per dischi in vinile. La differenza tra il dj, che seleziona e mixa brani musicali, dal “turntablist”, è che quest’ultimo è un vero manipolatore di suoni ottenuti direttamente con il disco. Il turntablism si può dividere in due sottodiscipline che sono lo scratch e il beat juggling. Ognuna di queste è composta da svariate tecniche più o meno avanzate che si possono ammirare nei contest nazionali e internazionali.
Nella storia del turntablism si possono considerare una “vecchia scuola” e una “nuova scuola” dati i molti progressi nell’ambito tecnologico con l’invenzione di nuovi giradischi, dotati di forze di trazione superiori, e di mixer più avanzati. Gill Scott-Heron, i Last Poets ed altri artisti degli anni ’60, sono da considerare come antesignani dei rappers di oggi, per il modo di scandire i testi, per le loro tecniche vocali e per i messaggi sociali contenuti nella loro arte. Il capostipite della stirpe dei dj hip hop, Kool Herc, seguito da Grandmaster Flash, creò l’hip hop attraverso l’isolamento dei break dal resto della canzone, introducendo le tecniche di mixaggio con due piatti. Il risultato è un suono unico, generato dalla combinazione sonora di due separate canzoni in un unico pezzo.
I dj che praticano turntabilism riescono in questo modo a creare note, nuovi ritmi, vari giochi tra i due vinili presenti sui giradischi. Questa complessa arte si svilupperà fino a far diventare il giradischi un vero e proprio strumento musicale, capace di produrre dei suoni con il movimento manuale ripetuto del disco sul platter, il cosiddetto “graffio” della puntina, o “scratch”, frutto di abili movimenti sul cross-fader (le manopole del mixer) con una mano, e sul disco con l’altra mano. E’ con questa metodologia particolare che oggi i produttori del genere hip hop compongono le basi per i rapper, praticando un lavoro di taglio e cucito, montando assieme e facendo coesistere, alternando e sovrapponendo, pezzi di brani tratti da diversi generi musicali.
Un altro elemento underground di questa cultura, strettamente correlato all’arte del Djing, è il Beat Box, ossia l’arte di creare beat, e più in generale melodie, utilizzando solo la bocca, rappresentando l’imitazione vocale delle percussioni e dei bassi tipici dell’hip hop. Questa forma d’arte spopolò negli anni ‘80 grazie ai Fat Boys.
Writing
Ovvero l’arte dei GRAFFITI (o Aerosol art). Un vero e proprio fenomeno sociale, culturale e artistico diffuso in tutto il pianeta, basato sull’espressione della propria creatività tramite vivaci colori e con scritte “graffiate” in diverso stile, accoppiate a caricature o ritratti realizzati direttamente sul tessuto urbano. E’ nato per manifestare artisticamente la medesima ribellione al sistema, e allo stesso tempo la voglia di urlare al mondo ricco la propria esistenza, venendo inglobato nella cultura hip hop. La prima forma di graffiti art si sviluppò lungo le linee della metropolitana di New York negli anni ’70. Si trattava di un veloce marchio fatto con grandi pennarelli, detto “Tag”, che presto si sviluppò in enormi ed elaborate calligrafie con l’introduzione delle bombolette di vernice spray. Ogni artista ha sviluppato una suo proprio stile, fino a creare dei veri e propri maestri d’arte. Infatti, con il passare del tempo, i graffiti si svilupparono artisticamente e cominciarono a definire fortemente l’aspetto delle aree urbane. Considerati dall’opinione pubblica delle vere e proprie opere d’arte, sono stati demonizzati da alcune autorità e associati a violenza, guerra fra bande, droga e microcriminalità. Nella maggior parte delle legislazioni, creare graffiti su pubbliche proprietà senza permesso è ancora oggi considerato crimine punibile con multe. I Graffiti, nella cultura hip hop, diventarono un modo per etichettare una crew o una gang. Alcune crew hip hop hanno mutuato il loro nome attraverso i graffiti, come avvenuto per i Black Spades di Afrika Bambaataa.
Nel corso degli anni molti artisti hanno comunque maturato nuove tendenze creative per cui, pur mantenendo radici nel graffiti writing, si è riusciti a sconfinare nella tipografia, nel design, nell’abbigliamento, contaminando il tipico stile degli anni ’80 con ideali più razionali e vicini alla grafica. Tra i meastri ispiratori di questa forma espressiva vanno ricordati Keith Haring e Phase2.
Rap
Il Rap è un genere musicale di derivazione afro-americana, e rappresenta un aspetto fondamentale della cultura hip hop. Nato negli anni ‘70, si diffuse globalmente soprattutto negli anni ‘80, diventando uno dei generi musicali preferiti dai giovani di tutto il mondo. Discendente del funk, in un certo senso, del gospel, del soul, del blues e, più direttamente, del talking blues, il rap è caratterizzato soprattutto dal recitato su un ritmo battente di versi in rima, centrati su tematiche per lo più a sfondo sociale.
Questo genere si divide in varie correnti, tra queste il Gangsta rap, il Christian rap, il G-funk, il Funky, il Christian gangsta, l’Old school rap, l’Hardcore Hip Hop ed altri sottogeneri ancora. Sebbene questo genere musicale abbia varcato i confini delle produzioni underground per diventare di forte successo commerciale, negli Stati Uniti rimane vasta e fortissima la presenza di produzioni indipendenti, a dimostrare come il rap sia si un fenomeno musicale, ma soprattutto una componente di una cultura oramai radicata all’interno del territorio statunitense.
Ma per produrre un po’ di storia del rap occorre parlare prima dell’hip hop, che non è affatto un genere musicale ne tantomeno un tipo di ballo. L’hiphop è uno stile di vita un po’ come lo è stato il punk .
Ma vediamo come storicamente si riuniscono tutti questi fattori. Dopo gli anni Trenta, a causa delle varie rivoluzioni, si ebbe un afflusso nei ghetti di persone provenienti da Porto Rico, Cuba e altri paesi sudamericani. In particolar modo, i portoricani introdussero la moda di scrivere sui muri con bombolette spray. Durante gli anni Cinquanta vi fu il boom di vendita dei giradischi e così i giovani dei ghetti di colore scoprirono l’arte dello Scratching, la tecnica di far girare un disco in opposte direzioni in modo tale da creare una strana melodia in grado di suonare comunque bene alle orecchie. A queste melodie, che la gente chiamava beats, si unì l’MCeeing, o meglio il Rapping. Nasceva così il rap, nelle cui canzoni venivano espresse con termini a volte anche pesanti le realtà (spesso fatte di sofferenza) della vita nel ghetto. I primi DJ facevano ballare la gente ai block party, nei giardini pubblici o lungo le spiagge semplicemente esibendosi con due piatti e mixando basi e dischi; poi in seguito si aggiunse la figura del MC (Master of Ceremonies), dotato di una rima facile. Tutto ciò non aveva però il benché minimo peso discografico, trattandosi di improvvisazioni e non di prodotti confezionati in studio.
L’uscita del disco Rapper’s Delight della Sugarhill Gang nel 1979 è significativa perché contribuì a diffondere questo genere, relativamente nuovo, presso una vasta schiera di persone che non erano direttamente coinvolte nel clima culturale newyorkese; da lì in poi fu molto più facile far conoscere questo modo di fare musica.
Fino alla prima metà degli anni ’80, il rap è terra di conquista per afro-americani. Il 1986, oltre a vedere il successo dei Run-DMC porta alla ribalta il primo gruppo rap formato da bianchi: i Beastie Boys, il cui primo album “Licensed to ill” raggiunge il top delle classifiche internazionali in breve tempo, dimostrando così che il rap (come altri generi prima di lui, ad esempio il Jazz o il Rock) può diventare linguaggio universale. Nel 1987, solo un anno dopo il successo dei Beastie Boys e Run-DMC, il mondo del rap fu nuovamente scosso da un vero e proprio terremoto: i Public Enemy.
In un periodo in cui l’ascesa del rap creava figure inconsistenti fatte di immagini ricorrenti (catene d’oro, medaglioni, borchie) e molti rappers erano ormai delle parodie di se stessi, i Public Enemy sono responsabili della trasformazione del rap nella Black CNN, sistema di informazione della gente di colore: nei dischi i testi si fanno polemici e politicizzati, compaiono versi di denuncia, i video diventano un incitamento alla rivolta, spesso scontrandosi con la rigida censura americana. Questo sancisce inevitabilmente l’esplosione della violenza nei ghetti neri, e finisce inevitabilmente per interessare anche il dorato mondo di Hollywood, che ne approfitta dando vita a varie pellicole fra cui “Colors”, “New Jack City”, “Boyz’n The Hood”. All’inizio degli anni ‘90 si intravedono i primi palesi tentativi di commercializzazione del genere rap: l’hip hop inizia a tornare alle origini, riscoprendo le sonorità dei generi che l’hanno “creato” come il jazz e il R&B, dando origine a gruppi interessanti come i Common, Roots, Dream Warriors.
Il rap negli Stati Uniti, paese dove è nato, è oggi diventato a tutti gli effetti un genere affermato come gli altri, la sua versione più commerciale ha un’ampia fetta di mercato musicale e quindi sottostà alle regole che governano il mondo discografico: la vivacità lirica e la profondità dei testi lasciano più spazio a produzioni orecchiabili, hits capaci di vendere molto, essere ballate nei club, tirare la volata ad interi dischi.
Nonostante questo, la versione più prettamente underground di questo genere continua ad essere veicolo di idee, oltre ad avere grandi capacità di denuncia sociale. È quindi sempre più evidente la frattura tra il rap commerciale ed il rap underground, ne è una riprova la diversa carriera fatta da due tra gli MC più importanti di New York: Nas e Cormega.
Breaking
E’ un qualcosa di più che uno stile dinamico di danza, con figure acrobatiche e spettacolari: il suo ritmo accompagna un linguaggio universale caratterizzato da un profondo significato; il linguaggio della strada, che si sviluppa tra i quartieri neri più poveri degli Stati Uniti, e si espande fino a capitalizzare le case discografiche.
Nata nel South Bronx, la break dance è uno dei maggiori elementi della cultura hip hop, comunemente associata ad altri stili di danza hip hop sviluppatisi indipendentemente a New York e Los Angeles. Il filo comune che univa questi stili hip hop fu che gli “street dancers” invece di creare risse, combattere e cercare di ottenere il rispetto attraverso la violenza, guadagnavano il rispetto con la danza. L’impeto di una buona sfida è lo stesso di una rissa, così due persone pronte a combattere si trasformano in due persone che si sfidano all’interno di un cerchio prendendosi in giro a vicenda, eseguendo passi spettacolari e creativi.
Per guadagnare il rispetto dovevi sempre dimostrare di essere il migliore nel cerchio, svalutando il tuo avversario e le sue qualità personali, ricercando approvazioni dal pubblico, non facili da ottenere. Il combattimento si trasformò in una sfida e la sfida divenne il cuore della danza hip hop rimpiazzando le energie negative di questi giovani violenti delle gang con uno sfogo positivo e creativo.
Tutti gli elementi che insieme hanno formato la cultura hip hop sono stati oggetto di un esperimento pacifista che unificasse tutti coloro che ne facevano parte all’interno di un’unica bandiera. La Universal Zulu Nation è un’organizzazione nata nel ‘73, fondata dal celebre “Afrika Bambaataa” con lo scopo di fornire delle indicazioni etiche a quei giovani che si avvicinavano alla cultura Hip hop, offrendo la prima casa pacifista e cosciente della propria identità. Essendo l’Hip hop nato nelle strade soprattutto dei ghetti e delle zone povere degli agglomerati urbani, il portare un messaggio positivo divenne una necessità, per arginare piaghe come quelle della droga e del crimine in generale, soprattutto tra i giovani neri. Afrika Bambaataa dichiara che l’hip hop può essere usato come un canale per insegnare la consapevolezza, la conoscenza, la comprensione, la libertà, la pace, l’unità, l’amore. La Zulu Nation è la più antica e stimata organizzazione hip hop, che continua ancora oggi a custodire la sua ricca tradizione e a celebrarne la vera essenza in occasione di incontri tra le varie comunità hip hop provenienti da tutto il mondo. Tra suoi membri vi sono molti famosi e leggendari artisti del genere, che offrono i ricavati dei loro shows per contribuire ai fondi dell’organizzazione.
Lo scopo principale della Zulu Nation è quello di promuovere la Hip Hop Knowledge, la Conoscenza, cercando di educare le masse riguardo la storia e gli elementi fondamentali dell’hip hop. Le credenze della Zulu Nation si basano sulla religiosità, ma non contemplano un dio in particolare, si ispirano alla cultura africana ma si rifanno alle grandi religioni monoteiste. Su questa base religiosa si innesta la credenza alla “Fattologia” (Factology) contrapposta alle credenze, specificando che la devozione totale ad una religione, che porti ad un annullamento del ragionamento soggettivo, è da condannare. Si incentiva piuttosto al ragionamento e a mettere in dubbio qualsiasi cosa, anche la stessa Bibbia, libro che la Zulu Nation ritiene sacro, così come il Corano.
Professa l’uguaglianza tra gli uomini, il rispetto per la madre terra, la giustizia per tutti, condanna il razzismo e l’odio, e crede che sia tutto basato sulla matematica.
Le credenze della Zulu Nation
Questi i principi su cui si basa la Zulu Nation:
Conoscenza: Studiare per conoscere qualsiasi cosa esista in questo mondo, o oltre questo mondo, nel sovrasensibile o nell’universo.
Saggezza: Essere saggio nei pensieri e nelle azioni e sforzarsi sempre di giudicare al meglio. Aiutare gli altri che ascoltano e chiedere sempre se hanno compreso tutto, analizzando che cosa assorbono della conoscenza che gli viene trasmessa.
Comprensione: Capire nel migliore dei modi bisogna apprendendo da se stessi e dalla natura. E’ necessario ogni sforzo per capire noi e il mondo.
Libertà: Essere liberi nella mente, liberi di cercare la conoscenza e ottenere la saggezza. Liberi di controllare il proprio destino, di essere dei pensatori, non degli schiavi lobotomizzati del sistema. Liberi di amare, e liberi di odiare quello che è stato fatto ingiustamente dagli esseri umani ad altri esseri umani nel corso della storia.
Giustizia: Cercare sempre la Giustizia, dato che dove non c’è giustizia non ci sarà mai Pace.
Uguaglianza: Per essere uguale secondo la legge universale di Dio.
Pace: La ricerca della Pace interiore è fondante così come quella della mente, perché esse generano azioni sane e pensieri sani. Ciò porta alla pace tra gli uomini, all’annullamento delle guerre e dei dissidi tra gli esseri umani e tra questi e la natura. E’ la vittoria su ogni forma di crimine e distruzione. E’ la Pace Reale.
Unità: La ricerca dell’essere unificato con se stessi se e con gli altri. Essere unificato con coloro che desiderano la pace reale, che odiano la separazione. E’ una lotta contro coloro che non desiderano l’unità nel mondo. Sotto la supremazia dei bianchi, l’unità fra la gente di colore è stata completamente distrutta. Ogni razza deve avere essere unita al suo interno prima di essere unita con gli altri.
Amore: Per amarsi e non essere guardato come una persona inferiore. Per amare Dio e tutto quanto generato in questo universo. Per amare ogni giorno vissuto in questa esistenza.
Rispetto: Essere rispettato come uomo o donna, come essere umano. Per rispettare coloro che rispettano. Per non essere usato come un automa o come un inferiore
Lavoro: Lavorare duro per riuscire nella vita: lavorare per creare una famiglia in modo da potersi confrontare con un sistema che è basato sul denaro. Per lavorare in positivo e non essere schiavo di qualcuno.
Divertimento: Il divertimento è necessario godimento utile all’equilibrio psico-fisico e dovrebbe non essere usato mai intenzionalmente come forma di malvagità contro qualcuno o qualcosa.
Sormontare il negativo per il positivo: Bisogna riconoscere sempre la propria parte oscura per vincerla e far emergere la parte luminosa che è dentro ogni Uomo.
Economia: In un mondo che si occupa di denaro bisogna trovare le vie per una base economica forte, al fine di garantire il benessere.
Matematica: Tutto nella vita è basato sulla matematica e sui numeri. L’universo intero è basato sulla matematica divina.
Scienza: La scienza aiuta ad annullare i misteri dello sconosciuto. Va sostenuta in quanto in grado di migliorare la vita umana.
Vita: La vita è la cosa che il supremo Dio creatore ha dato a tutte le cose nell’universo. La vita è dovunque e in ogni cosa.
Verità: La verità è l’opposto della menzogna. La verità è la base della conoscenza di se. L’avversione e l’odio sono le basi della menzogna , dunque bisogna sempre basarsi sulla verità.
Fatti: Dire un fatto è testimoniare la verità. Il fatto è quando la verità si manifesta e viene conosciuta.
Fede: La fede è credenza in un Dio supremo, negli spiriti o angeli. La fede è sapere cosa è il Bene e cosa è il Male. La fede è credere in una persona o dargli una possibilità. La fede è destino.
Unicità di Dio: L’unicità di Dio: non deve essere confusa con gli uomini che ne hanno manifestato la parola, profeti o in genere tutto ciò che è dell’essere umano. Dio è il Signore di tutti i mondi. Lo vediamo nei segni, nei sogni, ma è anche quello che non vediamo e che ancora stiamo cercando di conoscere.
”
Meg Vasselli - Technical DirectorHip Hop International Italy